Descrizione
Continua la serie I Luoghi del Mutamento dove Abati è attento ai processi di trasformazione in atto a Prato, invita alla partecipazione al dibattito sul futuro della città presentando una serie di immagini, demolizioni di edifici industriali a Prato.
(Dal testo introduttivo di Flaminio Gualdoni) -Le macerie: crolli “non edificanti”. Diverso è il modo di essere concerned photographer in questo tempo, rispetto alle stagione in cui ferma era la logica di raccontare il dramma e dar corpo a un’immagine drammatica, per via di evidenze autonome fondate tutte nel linguaggio, è cosa ben diversa, e nota ormai. Andrea Abati è fotografo di questo tempo ultimo, benché mille segni dicano di una sua docta ignorantia che fa trapelare una padronanza sapiente dell’identità storica della fotografia: padronanza d’amore, beninteso. Abati racconta la città, e quella sua vita fatta non dell’intrigarsi di esistenze, ma dei segni che si suppongono stabili dell’architettura. L’architettura come traccia e desiderio dell’uomo, è il suo trascorrere, per mutamenti spesso ciechi di destino, trascorrendo il vivere che la abita.-