Dryphoto nasce nel contesto sotto descritto a metà degli anni Settanta nel Centro di Documentazione di Prato.
Questo decennio rappresenta una svolta per il rapporto tra arte e fotografia in Italia fino ad arrivare ad un luogo di ricerca comune dove si indaga le potenzialità dello specifico del medium fotografico. La fotografia spesso assume funzione di parte della natura stessa dell’opera. Inoltre ci si interroga sempre più sul potere dell’immagine e sul suo ruolo all’interno della comunicazione di massa. Nasce da un’idea di Andrea Abati fotografo che forma un gruppo di persone di diversa provenienza, che prenderà il nome di Dryphoto Centro di Cultura e Tecnica dell’Immagine Meccanica, con l’intento di riflettere sul significato linguistico del medium fotografico, sui meccanismi della visione e della rappresentazione della realtà, allontanandosi dalle istanze della fotografia a carattere etnografico e antropologico e dalla linea del fotoreportage. Sono anche gli anni della rivista Photo13 e l’incontro con Ando Gilardi e con il gruppo Foto/gram, da lui fondato nel 1979, consolidano la linea di intervento decisa da Dryphoto. Il decennio si conclude con la mostra, sotto le Logge di Piazza del Comune a Prato, fotografie di Andrea Abati, Nadia Baronti, Vittoria Ciolini, Rodolfo Giustini, sul fenomeno del tifo nel calcio a Prato dal titolo “Viaggio attraverso il calcio alla ricerca della fotografia totale”.